Un modo per scoprire dietro il disagio il seme della propria trasformazione.
Se c’è una cosa che ammiro nei miei pazienti, nelle persone che incontro ogni giorno nel mio studio:
È il coraggio che mostrano nel fare i conti con se stessi.
Qualcosa dentro di loro li sta chiamando
E decidono di prestargli ascolto .
A volte questa chiamata ha la voce di un disagio …
Un’ansia che si affaccia senza un perché, una buia depressione, un malessere del corpo che non passa, una paura che rende la vita faticosa …
Altre volte la chiamata è un evento preciso, una crisi, una perdita dolorosa, un incidente, qualcosa che la vita mette lì, mandando in pezzo ogni equilibrio.
Troppo spesso oggi scambiamo queste Chiamate per errori, maledizioni o intralci da mandare via:
il più in fretta passibile,
senza ascoltare,
senza sentire.
Chi sceglie di iniziare un percorso di psicoterapia sceglie un’altra via: sceglie soprattutto di cambiare sguardo.
Su di se e sulla propria vita.
E questo cambio di prospettiva innesca la trasformazione.
Se il motivo apparente di chi inizia una psicoterapia è rappresentato dal sintomo, dal disagio e da un problema della vita, il vero movente che appunto muove ciascuno di noi è il desiderio di trasformarci e di osservarci in questa trasformazione.
«La trasformazione è spesso annunciata da un disagio,
magari dall'emergere di un sintomo.
In questo modo l'individuo si trova suo malgrado,
a confrontarsi con il problema del senso,
del valore del suo particolare esserci, con quel preciso destino.»
Aldo Carotenuto