20.09.2021

andare in psicoterapia

Un modo per scoprire dietro il disagio il seme della propria trasformazione.

Se c’è una cosa che ammiro nei miei pazienti, nelle persone che incontro ogni giorno nel mio studio:

È il coraggio che mostrano nel fare i conti con se stessi.

Qualcosa dentro di loro li sta chiamando

E decidono di prestargli ascolto .

A volte questa chiamata ha la voce di un disagio …

Un’ansia che si affaccia senza un perché, una buia depressione, un malessere del corpo che non passa, una paura che rende la vita faticosa …

Altre volte la chiamata è un evento preciso, una crisi, una perdita dolorosa, un incidente, qualcosa che la vita mette lì, mandando in pezzo ogni equilibrio.

Troppo spesso oggi scambiamo queste Chiamate per errori, maledizioni o intralci da mandare via:

il più in fretta passibile,

senza ascoltare,

senza sentire.

Chi sceglie di iniziare un percorso di psicoterapia sceglie un’altra via: sceglie soprattutto di cambiare sguardo.

Su di se e sulla propria vita.

E questo cambio di prospettiva innesca la trasformazione.

Se il motivo apparente di chi inizia una psicoterapia è rappresentato dal sintomo, dal disagio e da un problema della vita, il vero movente che appunto muove ciascuno di noi è il desiderio di trasformarci e di osservarci in questa trasformazione.

«La trasformazione è spesso annunciata da un disagio,
magari dall'emergere di un sintomo.
In questo modo l'individuo si trova suo malgrado,
a confrontarsi con il problema del senso,
del valore del suo particolare esserci, con quel preciso destino.»
Aldo Carotenuto