L'autostima e la percezione di se stessi
Spesso parlando con le persone mi trovo a sentire questa frase “ho l’autostima bassa” quasi che questa fosse una giustificazione, un alibi, una spiegazione.
Tuttavia ho la sensazione che, in questi casi, si tratti piuttosto di mancanza di sguardo su se stessi. Come dire: non mi guardo, non mi vedo, non so bene chi sono.
La percezione di se allora oscilla e si muove come una bandiera al vento: quando il “fuori” ci rimanda apprezzamenti, lodi, cose che funzionano la nostra bandiera si alza, mentre quando arrivano delusioni, critiche e fallimenti la vediamo afflosciarsi.
Se mio figlio è bravo e obbedisce allora mi sento un bravo genitore e sto bene, quando invece da dei problemi e si comporta “male” improvvisamente mi sento inadeguato e incapace.
Lo stesso accade sul lavoro e nelle relazioni, in tutte le cose che facciamo e viviamo: misuriamo chi siamo in funzione di quello che ci restituisce il mondo esterno.
La percezione che gli altri hanno di noi influenza la nostra autostima
Misurare la nostra autostima in base alla percezione che gli altri hanno di noi è pericoloso e controproducente: ci fa stare continuamente in sospeso tra mille dubbi e ci porta spesso a negare chi siamo e a cercare di essere diversi.
Se però vogliamo parlare di autostima non possiamo dimenticare la parola “auto”: si tratta di qualcosa che proviamo in maniera autonoma nei confronti di noi stessi e che non può dipendere dall'esterno.
Questo significa smettere di cercare fuori le risposte e cominciare a cercarle dentro di noi.
Questo significa fare i conti con ciò che amiamo ma anche con ciò che non ci piace di noi.
Questo significa guardarsi tutti interi con le proprie luci e le proprie ombre.
Solo così potremo iniziare a sviluppare un senso di noi stessi solido, come un albero che affonda le radici profondamente nel terreno.