“I tentativi di suicidio e autolesionismo sono aumentati del 30%“. Dal mese di ottobre ad oggi, quindi con l’inizio della seconda ondata, si è notato “un notevole rialzo degli accessi al pronto soccorso con disturbo psichiatrico, nel 90% dei casi sono giovani tra i 12 e i 18 anni che hanno cercato di togliersi la vita” (Vicari, 2020).
L'assenza della scuola
È risaputo che la scuola è una palestra di vita, un ammortizzatore sociale per i conflitti relazionali e adolescenziali; nella scuola ognuno di noi ha sperimentato i primi amori, i primi litigi, ha condiviso segreti e confessato esperienze positive e negative.
Solo con gli amici, durante questa delicata fase evolutiva, ci si trova bene a parlare, a condividere aspetti della propria vita, perché non ci si sente soli. Per i più fortunati a scuola s’incontrano anche professori che diventano punto di riferimento, persone che, in alcune situazioni, “salvano” e che insegnano a vivere, oltrechè a studiare.
Le conseguenze della DAD per gli adolescenti
Oggi, con questa pandemia, questo ancoraggio sociale sta mancando, e i ragazzi ne risentono. Come? Diventano aggressivi, irascibili, irritabili, si chiudono sempre più nella loro stanza e non hanno voglia di uscire.
L’isolamento sociale e relazionale ha subito un’impennata negli ultimi due anni. Se già prima della pandemia era risaputo che i giovani preferivano la vita virtuale a quella reale, oggi, questa triste verità, gli è stata praticamente ordinata.
Questo riduce ai minimi termini, fino anche ad annullare, la capacità di sapersi relazionare, di sapersi accorgere degli altri e, prima ancora, di se stessi.
La fatica di conoscere se stessi senza scuola
Com’è noto, la fase adolescenziale è quella in cui si costruisce la propria identità, si percepiscono i cambiamenti, ci si piace e non ci si piace, in cui si cerca di capire chi si è e come si vorrebbe essere. In questo periodo evolutivo, già delicato da un punto di vista psicologico, il vero fare scuola, dove s’impara ad adattarsi al contesto, a conoscersi e riconoscersi, viene meno.
Le emozioni legate alla pandemia
Il periodo attuale, diffondendo uno stato comune di allerta, ansia e incertezza, ha portato a galla sintomi ansioso-depressivi presenti in precedenza.
Questo isolamento forzato, reclusione obbligata, all’interno di un ambiente che l’adolescente sente stretto, può generare un carico cognitivo, un aumento di stress, ansia, preoccupazione e rabbia che può portare al compimento di scelte drastiche come il suicidio.
Tutti i figli desiderano essere fonte di orgoglio e soddisfazione per i propri genitori, questo non li rende sempre liberi nell’esprimere le loro perplessità e le loro paure. Può dunque accadere che i ragazzi si trovino in uno stato estremo, pensando che l’unica soluzione per eliminare quel rumore atroce nella loro mente sia porre fine alla loro vita.
Mai come ora è quindi fondamentale creare una rete, un supporto tra tutti gli adulti che ruotano intorno al ragazzo: insegnanti, allenatori, genitori, parenti stretti; porre attenzione alle abitudini alimentari, alla modificazione dei ritmi sonno-veglia è importantissimo. Creare un contenitore d’ascolto non giudicante e interessato in cui poter esprimere le loro emozioni, partendo, perché no, dalle vostre.