Lettera aperta ai miei giovani amici, che litigano col peso
Voglio raccontarvi una storia vera, che, spero, saprà suscitare il vostro interesse.
Laura era un’infermiera di 19 anni, che lavorava con me in ospedale. La sua simpatia era contagiosa. Sapeva mettere tutti di buon umore, con i suoi modi schietti e la battuta sempre pronta. Ero contento di lavorare con lei, perché trasmetteva il buon umore anche ai malati che incontravamo nel nostro lavoro.
Un giorno era andato a fare una commissione in un altro reparto e, al ritorno, ho visto che aveva un’aria cupa.
“Laura, cosa è successo?”.
“Niente, dottore”.
“Perché, allora, quell’aria arrabbiata?”.
“Colpa di un medico stronzo. Mi ha chiamata “cicciona”. Volevo rispondere, ma poi non ce l’ho fatta e ho preferito tacere”.
Laura, coi suoi 120 kg di peso, non passava inosservata. Nonostante la sua simpatia, c’era sempre qualche idiota che quando lei passava faceva commenti sgradevoli.
“Laura, dovresti contenerti col peso. Gente stupida come questo medico la trovi ovunque”.
“Sa, dottore, quante volte ho provato a perdere peso? Mi metto d’impegno, e riesco a calare, ma dura poco. Troppe volte mi accorgo che la gente mi guarda e sorride divertita. Lei non sa quale disagio provo!
Certo, ho un bel carattere e appaio allegra. Ma, quando sono sola, a volte piango dalla rabbia. Ho degli amici che provano imbarazzo ad uscire con me. Per fortuna non sono molti”.
“Senti, Laura, se vuoi ti do una mano”.
“Non ci si metta anche lei. Sono in grado di arrangiarmi”.
Nei mesi seguenti, Laura ha continuato a lavorare con me, sfoggiando il suo carattere bello e allegro.
Guardandola, mi accorgeva che il suo peso oscillava: a volte scendeva e a volte saliva.
Io, stupidamente, non le dicevo nulla, per paura di urtarla.
Un mattino di due anni dopo mi si è avvicinata e mi ha detto a bruciapelo:
“Vorrei salutarla. Domani vado a Piancavallo. Il mio medico ha detto che sono un caso disperato e mi ha prenotato un ricovero presso il Centro Obesità di quell’ospedale. Le prometto che, quando ritornerò, non mi riconoscerà più”.
Ed aveva ragione.
L’ho rivista 8 settimane dopo ed era molto cambiata.
“Laura, ma quanti chili hai perso?”.
“Ne ho buttati giù 28! Sono entrata che pesavo 112 e adesso peso 84. Ne ho ancora un po’ da perdere, ma
ora è un’altra cosa”.
“Come hanno fatto? Sono proprio curioso”.
“Beh! Tutti i giorni si facevano ore di camminate e, quando si rientrava affamati, sul piatto della mensa c’erano quasi solo verdure. Che rabbia! Mi sono mancati soprattutto i dolci, accidenti!”.
“Ma c’era qualche medico che ti seguiva?”.
“C’era di tutto. La psicologa ci faceva parlare, per far emergere tutto il disagio e tutta la sofferenza che negli anni abbiamo vissuto. La nutrizionista ci spiegava cosa mangiare, cosa evitare, quando mangiare…: questa è stata una seccatura per me. Poi il medico ci ha fatto spaventare, spiegandoci che, se non caliamo di peso, tra un po’ avremo la pressione alta, il diabete, l’artrosi, il cuore malato, i reni malconci e forse anche una serie di tumori. Insomma, non è stato tenero con noi. Ma sono convinta che esagerava. Oggi sono passata a salutarla, ma volevo dirle che, ora che sono rientrata, non posso più lavorare con lei, perché mi hanno cambiato reparto”.
Da quel giorno non ho più avuto contatto quotidiano con lei. La vedevo saltuariamente quando giravo per l’ospedale e avevo la sensazione che il peso stesse aumentando.
Per i successivi 20 anni ci siamo persi di vista, fino a qualche mese fa.
Un giorno sento squillare il cell e vedo un numero sconosciuto.
“Pronto?”
“E’ il dott. Pozzi?”
“Sì. Chi parla?”
“Sono Laura. Si ricorda di me? Ero una sua infermiera”.
“Laura! Che sorpresa! E’ da tanto che non ti vedo. Come va?”.
“Non tanto bene. Ho fatto gli esami di controllo in ospedale e il medico mi ha detto di sentire un nefrologo, per cui ho pensato a lei”.
“Perché un nefrologo? Cosa hanno trovato?”.
“Mi ha detto che ho molte proteine nelle urine e che tra un po’ avrò anche il diabete, se non corro ai ripari”.
“Laura, posso farti una domanda scomoda?”.
“Certo”.
“Quanto pesi?”.
“Sono 113 chili”.
“Da quanto tempo pesi così?”
“Si ricorda di Piancavallo? Il beneficio è durato 6 mesi, poi ho ripreso lentamente peso e dopo un anno ero tornata al punto di partenza”.
“Non hai sentito una dietista?”.
“Basta, avevo le scatole piene di continuare a fallire. Ho fatto finta che il sovrappeso non ci fosse e me ne sono un po’ sbattuta”.
“Senti, Laura, io posso aiutarti solo se tu ne hai voglia. Gli esami dicono che i tuoi reni sono seriamente malati e che tra un pò dovrai iniziare la cura per il diabete. Vuoi davvero che ti aiuti?”.
“Cosa devo fare?”.
“Adesso devi tornare ad occuparti del tuo peso, se non vuoi che la situazione peggiori. Con me ho una brava dietista. Si chiama Cecilia Biazzi ed è esperta di problemi di sovrappeso. Inoltre lavora in palestra, allenando le ragazze che fanno ginnastica artistica ad alto livello. Questo vuol dire che conosce molto bene tutto quello che si può fare come attività di movimento per perdere peso. Per i problemi di peso è la migliore dietista che io conosca. Se vuoi ti mando da lei”.
“Grazie. Mi lasci pensare un attimo. La richiamerò presto”.
Come vedete, la mia amica Laura ha impiegato troppo a rendersi conto dei danni che l’obesità le avrebbe creato. Ma qualcosa si può ancora fare.
Cari amici, spero che voi non lascerete passare troppo tempo prima di provare a correggere gli eccessi di peso. Se volete, Cecilia ed io vi aspettiamo per prenderci cura di voi.