Parlare del ruolo nocivo dello stress sui disturbi gastro-intestinali sembra ovvio.
Ma cosa significa veramente? Quali sono i meccanismi implicati?
Quali meccanismi collegano lo stress ai disturbi gastrointestinali?
Il termine stress è impreciso e datato. Attualmente, a proposito di un qualsiasi paziente, dobbiamo parlare della sua capacità psico-sociale di gestire le emozioni negative e le avversità, attraverso reazioni di adattamento positivo: questa capacità si definisce RESILIENZA.
Essa è essenziale per la promozione della salute e come risposta allo stress.
La ricerca scientifica recente si occupa dei fattori neurobiologici e psicologici, e dei meccanismi che caratterizzano le persone resilienti.
I 3 principali componenti della Resilienza sono:
- la sostenibilità: la capacità di mantenere l’equilibrio durante i periodi di stress;
- il recupero: il ritorno all’equilibrio di base dopo un evento stressante;
- la crescita: il miglioramento dell’equilibrio oltre il proprio standard dopo gli eventi stressanti.
La Resilienza è quindi la misura della reazione allo stress causato dalle avversità.
I disturbi funzionali digestivi
Una reazione esagerata agli stress è uno dei meccanismi coinvolti nella patogenesi dei disturbi funzionali digestivi, come la dispepsia (la “gastrite”) ed il colon irritabile (IBS): in queste patologie, attraverso l’asse microbiota-intestino-cervello, si alterano i livelli corporei di sostanze come i neuromodulatori e neurotrasmettitori - cortisolo, dopamina, adrenalina - che regolano la disfunzione del nostro apparato digerente.
Queste alterazioni sono simili a quelle riscontrate nei soggetti con ansia e depressione.
Ad esempio i pazienti con IBS presentano minore Resilienza rispetto ai soggetti sani, ed hanno sintomi più severi rispetti ai pazienti normo-resilienti.
Stress e disturbi gastrointestinali: l'intervento del Gastroenterologo
Purtroppo l’attenzione dei medici alla Resilienza dei loro pazienti con disturbi gastrointestinali è ancora limitata e superficiale.
La moderna Gastroenterologia, dopo aver escluso patologie organiche con aspetti comuni all’IBS, come le malattie infiammatorie croniche intestinali, la celiachia o le neoplasie, affronta la malattie funzionali considerando anche l’aspetto della Resilienza del paziente, e valutando anche le conseguenze che tali disturbi hanno sull’eventuale sindrome ansioso-depressiva o sui disturbi del sonno.
La conseguente terapia con neuromodulatori ad effetto centrale e periferico sarà efficace, soprattutto se personalizzata: questo si ottiene con la collaborazione di altri specialisti, come il Nutrizionista/Dietologo, lo Psicologo e lo Psichiatra.
In conclusione: curare i disturbi funzionali dell’apparato digerente, che non sono gravi ma causano effetti molto negativi sulla qualità di vita del Paziente, significa tenere conto della Resilienza della persona, cioè della sua individuale capacità di affrontare le avversità.